Mi piace riflettere ad alta voce soprattutto dopo la visione di un vecchio film, uno di quelli che disegnava un futuro spaziale, astronavi, viaggi nello spazio, visoni oniriche che oggi mi fanno sorridere perché tutto si è evoluto ma le città, soprattutto quelle di piccole dimensioni, mantengono ancora una loro identità primordiale.
L’urbanizzazione delle città italiane oggi non è omogenea, le grandi città, Milano e Roma su tutte, presentano un’espansione che non sembra essere destinata a fermarsi come una nuvola pronta ad inghiottire vie, paesi, ad annettere senza colpo ferire nuovo territorio, la famelica ricerca di spazi non si arresta nonostante il calo demografico della maggior parte di realtà italiana. Ci si concentra sugli spazi, sulla razionalizzazione degli stessi ma si sta perdendo il focus sulla socialità come fossimo assuefatti dalle tecnologie che ci hanno permesso di accorciare le distanze fisiche e allungare quelle sociali.
Le statistiche dicono che si continuano a costruire nuovi centri commerciali, supermercati e ogni altra forma di superficie commerciale come se tutto questo avesse il compito di annullare i luoghi di aggregazione sociale che hanno sempre contraddistinto il DNA italiano, piazze, centri, giardini relegati ad un ruolo meramente storico e monumentale mentre nel tempo resistono i bar, nel senso stretto della parola e del consumo, in virtù di tradizioni radicate nel tempo, nonostante si veda sempre più persone mordere il profumo del caffe.
Il contesto urbano dovrebbe permettere di avere accessibilità, servizi, trasporti, mobilità interconnettendo il mondo privato con quello pubblico trainando il driver lavoro, creando una giusta miscela per alimentare le statistiche e giustificare le classifiche sulla qualità della vita.
Mi piace quando si parla di fibra, di connessione, di velocità, un groviglio di cavi per vincere le corse contro il tempo; è soprattutto durante il periodo di lockdown che lo scorrere delle lancette ha maturato un nuovo significato, la dimensione degli spazi esterni ha assunto un nuovo sapore e lo smart working cosi reclamizzato, ha avuto un impatto sociale devastante e un influsso economico dannoso, zero movimento = pochissimo consumo; di tutto questo le città e lo sviluppo futuro dovranno tenerne conto insieme all’effetto a fisarmonica che sarà destinato a perdurare e ad aumentare alimentato dalle grandi periferie urbane contenitori e dormitori per la gran parte della massa pendolare.
Nei prossimi 20/30 anni le grandi città svilupperanno dimensioni da obesità cronica a discapito di quelle medie che perderanno la loro identità, relegandosi ad un ruolo dormitorio o come nel caso di Venezia a realtà prettamente turistiche. I grandi architetti saranno alle prese con crisi di coscienza e probabilmente si vedranno partorire piani urbanistici dalle linee guida ardite e innovative per rivoluzionare i tratti somatici delle città con skyline contenuti e grattacieli ridotti a puri esercizi di stile architettonico.
Nel nord Italia questa trasformazione si percepirà in maniera forte e decisa mentre nel centro e a sud questo fenomeno si coglierà in maniera molto più soft vista la crescita lenta delle infrastrutture che saranno il fulcro della nuova realtà urbana.
Le infrastrutture di trasporto saranno determinanti nelle prossime generazioni, specialmente considerando che i giovani oggi sembrano essere meno affezionati e attratti dall’automobile rispetto alle generazioni precedenti.
Le piccole città saranno destinate progressivamente a mietere numeri sempre più piccoli ma allo stesso tempo sono convinto che rimarrà uno zoccolo duro di cittadini restii al cambiamento, al chiasso delle grandi metropoli, profeti di uno stile di vita più sana.
Vedo nel futuro nuclei familiari più ridotti e superfici abitative più ristrette, almeno nella maggior parte dei quartieri che assumeranno la dimensione di piccole città dove le zone più economiche dal punto di vista commerciale saranno sempre ad appannaggio della migrazione dei popoli mentre le abitazioni più efficienti dal punto di vista energetico saranno ad appannaggio dell’Elite.
Penso, vedo, immagino… chissà cosa ci riserva veramente il futuro.